SME: monitoraggio delle emissioni e certificazione della qualità dei dati

Nel contesto sempre più stringente delle normative ambientali, il tema del controllo delle emissioni gioca un ruolo cruciale in quanto ogni impianto dotato di SME, infatti, deve garantire l’affidabilità dei dati raccolti, attraverso un sistema strutturato su tre livelli di assicurazione della qualità:
- Cal 1 – Certificazione iniziale degli analizzatori
È il primo step, effettuato prima dell’installazione dell’impianto, per dimostrare che gli strumenti soddisfino i requisiti prestazionali richiesti dalla normativa UNI EN 15267-3. Si valutano aspetti come l’incertezza di misura, il tempo di risposta, la resistenza a variazioni ambientali (temperatura, pressione, tensione), e si definisce il Certification Range, strettamente legato al valore limite di emissione.
- Cal 2 – Verifica funzionale post-installazione
Questo secondo livello viene svolto una volta installato lo SME. Si esegue una prova di campo, con strumenti certificati da laboratori accreditati, per confrontare i dati dello SME con quelli ottenuti tramite metodi di riferimento (SRM). L’obiettivo è ottenere una funzione di taratura affidabile e un test di variabilità superato con successo.
- Cal 3 – Controlli periodici
Include verifiche regolari per garantire nel tempo l’accuratezza della misura. Queste verifiche possono essere eseguite dal gestore o da un laboratorio terzo e devono rispettare la frequenza indicata nel certificato Cal 1.
Un nodo cruciale e una delle difficoltà più sentite dagli operatori è la definizione del range di validità della retta di taratura. Questo range, che rappresenta l’intervallo entro cui il dato AMS è considerato “fiscale”, deve coprire l’intero spettro emissivo dell’impianto. In caso contrario, il gestore rischia di non poter certificare un superamento dei limiti, o di dover ripetere frequentemente la Cal 2.
Una possibile soluzione è l’estrapolazione della retta al limite, secondo quanto previsto dalla norma UNI EN 14181, oppure l'applicazione delle indicazioni contenute in linee guida come la ISPRA 87/2013 o la LG 06-DT di ARPA Emilia-Romagna, che consentono di estendere il range anche attraverso l’uso di standard gassosi simulati.
Con l’accrescere di limiti sempre più stringenti, aumentano anche le difficoltà operative derivanti dall’abbassamento dei valori limite di emissione (LV) imposti dalle autorizzazioni. Limiti più bassi significano requisiti di incertezza più severi, che non sempre sono compatibili con le prestazioni tecnologiche attuali degli strumenti di misura. In alcuni casi, infatti può essere compromessa non solo la validità della taratura, ma anche l’applicabilità dei metodi da parte dei laboratori.
Il monitoraggio delle emissioni è una questione altamente tecnica, ma fondamentale per garantire la conformità normativa, la trasparenza e la sostenibilità degli impianti industriali. Comprendere in profondità il funzionamento degli SME, i criteri di certificazione e le logiche normative è oggi più che mai essenziale per le aziende.
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