Il claim “idratante” per un prodotto cosmetico non può essere dato per scontato, ma deve essere sostenuto da test di efficacia specifici.
Uno degli studi cosmetologici più utilizzati per verificare le proprietà idratanti di materie prime e formulazioni cosmetiche è la corneometria, metodo in grado di valutare indirettamente il contenuto d’acqua dello strato più superficiale della pelle. Questo tipo di test è adatto per avere una misurazione sia dell’idratazione a breve termine che a lungo termine.
Per i prodotti lipofili come gli oli e per i prodotti “occlusivi” che creano e/o aiutano a mantenere il film idrolipidico cutaneo, un metodo valido per misurare la capacità di idratazione è la valutazione TEWL. Questo test consente di valutare anche il livello di integrità cutanea della pelle fornendo un indice di recupero della funzione di barriera della pelle contro la perdita d’acqua.
Esistono inoltre delle misure di idratazione in vitro su cheratinociti disidratati con soluzioni saline per verificare la capacità reidratante del prodotto testato oppure tramite analisi dell’espressione delle acquaporine, le proteine da cui dipende l’entrata e l’uscita dell’acqua nella cellula. Infine, è importante ricordare che, anche se le singole materie prime sono efficaci, il potere idratante degli ingredienti può variare molto a seconda del tipo di formulazione del prodotto finito.
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Il campo di applicazione del test clinico è quello dei prodotti cosmetici finiti secondo Guidelines to Commission Regulation (EU) No 655/2013. Il test si esegue su un panel di volontari sani sotto supervisione di personale specializzato. I volontari sono sottoposti ai seguenti rilievi strumentali:
a T0 e T2 ore dall’applicazione: misure corneometriche della conducibilità cutanea e della TEWL (Trans Epidermal Water Loss);
a T0 e 6 ore dall’applicazione: misura dell’idratazione ad una profondità di 0,5-1 millimetro.