I Criteri Minimi Ambientali (CAM): l’opportunità oltre l’obbligo Normativo

Campo coltivato al tramonto con luce solare diffusa, simbolo dell'articolo del blog EHS di Lifeanalytics sul agricoltura sostenibile

Nel mondo della sostenibilità ambientale, i CAM – Criteri Ambientali Minimi – rappresentano una delle leve più strategiche per orientare gli acquisti pubblici e privati verso pratiche più responsabili ma…cosa sono e perché sono importanti?

I CAM non sono semplici linee guida, ma requisiti ambientali minimi fissati dal Ministero della Transizione Ecologica, applicabili alle varie fasi del ciclo di vita di un prodotto: dalla progettazione all’acquisto, fino alla dismissione e nascono con l’obiettivo di integrare la sostenibilità nei processi di acquisto della Pubblica Amministrazione rappresentando anche una preziosa opportunità per il mondo privato, specie per le imprese che desiderano innovare e ridurre l’impatto ambientale.
Nel contesto degli appalti pubblici, l'applicazione dei CAM è infatti un obbligo normativo (come stabilito dall'art. 34 del D. Lgs. 50/2016) ma ciò non toglie che anche le aziende possano adottarli volontariamente per rafforzare il proprio impegno ambientale, migliorare la selezione dei fornitori e aumentare la propria competitività, soprattutto in vista di bandi pubblici o finanziamenti connessi al PNRR.

Uno dei settori più impattati e coinvolti dall’evoluzione dei CAM è certamente quello dell’edilizia. I progetti PNRR impongono requisiti ambientali stringenti, tra cui l’uso di materiali certificati a basso impatto, criteri per la qualità dell’aria interna, mezzi elettrici nei cantieri e sistemi di gestione sostenibile dell’intero processo edilizio, fino alla previsione del fine vita. In molti casi, il mondo produttivo ha dovuto rincorrere queste nuove esigenze, aggiornando rapidamente materiali e tecnologie per essere allineato ai criteri ambientali. Non sono mancati esempi concreti: dalle difficoltà di reperimento di mezzi elettrici per cantieri, alle sfide legate all’utilizzo di isolanti non cancerogeni, fino all’adozione di oli vegetali come lubrificanti.

Ad oggi però non esiste un’unica modalità di verifica di conformità ai CAM in quanto, ogni CAM, in base alla categoria merceologica, prevede i propri strumenti di dimostrazione: certificazioni ambientali, etichette ecologiche, dichiarazioni ambientali di prodotto (EPD), certificazioni FSC/PEFC per i prodotti in legno, percentuali minime di contenuto riciclato, ecc. È importante sottolineare che la responsabilità non si esaurisce nell’acquisto del prodotto con “etichetta verde” perché è fondamentale verificare l’autenticità delle certificazioni, consultare i registri ufficiali (come quello dell’Ecolabel), e richiedere documentazione valida e aggiornata da enti terzi accreditati.

Nel nostro sistema in continua evoluzione, in cui i CAM si configurano non solo come un vincolo normativo, ma come una potente leva di innovazione e trasformazione, il loro ruolo sarà sempre più centrale, soprattutto se continuerà la spinta verso l’eco-progettazione, la tracciabilità e la responsabilità ambientale condivisa tra progettisti, imprese, fornitori e pubbliche amministrazioni.

 

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